Lo Psicologo e la Salute Psicologica – I Famosi Sconosciuti
- Simona Contino
- 16 nov 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Perché riesce così difficile pensare alla salute psicologica?
Perché è così difficile riconoscere che chi si occupa di questa sfera dell’esistenza è lo psicologo?
Perché è difficile riconoscere l’importanza di questa figura professionale?
Sono domande che quotidianamente si pongono coloro che lavorano in questo ambito e regolarmente si scontrano con dei terribili luoghi comuni.
Le false credenze
Tutti i professionisti sanitari sono apprezzati, acclamati, ricercati, pagati.Gli Psicologi, il cui lavoro è compreso nelle professioni sanitarie, specialisti della salute mentale, non trovano lo stesso livello di accoglimento delle figure professionali dello stesso ambito, il loro campo di intervento sembra risultare facile e accessibile a tutti e quindi, a parer di popolo, il lavoro attento e minuzioso di osservazione, indagine, valutazione, diagnosi e intervento, necessari per un disturbo psicologico, viene rimpiazzato da consigli e pareri di mamme, amici, parrucchieri, estetiste, commessi.Tristemente famosa è la frase “siamo tutti un po’ psicologi” che neutralizza il lavoro e svaluta la figura di questo professionista, classificata come non necessaria e sostituibile, altrettanto non necessaria ne diventa la consultazione e nonostante la presenza di fattori indicativi di disagi e sofferenza interiore: l’idea condivisa è che non avendo un disturbo di tipo organico si è in salute. Ma cosa si intende per salute? L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce: “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplice assenza di malattia o di infermità”.Essere in salute, quindi, presuppone di possedere, se non un completo, almeno un buon livello di tutte le dimensioni del benessere integrate fra loro; nell’essere in salute è compreso anche un equilibrato assetto psicologico decisivo per poter asserire di essere sani ma questo viene costantemente accantonato. Diciamolo chiaramente non si è sani solo perché non si è infermi o malati fisicamente ma rivolgendo l’attenzione alla sfera mentale: non si è sani se il pensiero è problematico, se non si riescono a regolare le emozioni, se si assumono comportamenti inadeguati nelle relazioni, se si antepone continuamente sé stessi agli altri e non si vede, sente e percepisce il disagio di chi sta attorno, se si rimugina su pensieri negativi che poi dominano la propria vita ed attorno ai quali si costruiscono realtà non oggettive, se non si riesce a porre fine alle situazioni di dipendenza verso oggetti o persone, ritenuti indispensabili per la vita e in funzione del mantenimento di tali situazioni si è disposti alle più disperate azioni. I pochi esempi riportati rientrano nella sfera psicologica e se presenti nella vita di una persona, sono importati segnali della presenza di un disagio psicologico ma non potranno mai essere spiegati e gestiti dai “non addetti ai lavori” né da mamme o papà troppo emotivamente coinvolti né da parrucchieri, estetiste, commessi.
Sfogo e silenzio
Anche se lo sfogo sembrerà la panacea per tutte le sofferenze e il sollievo per le tensioni, nessuno di loro sarà in grado di dire cosa c’è alla base di quella sofferenza, cosa supporta quel modello di comportamento, cosa succede nella mente umana e non sarà in grado mai mettere in atto un intervento di sostegno e orientamento adeguati, perché non sono figure preparate a capire la natura di tali sofferenze e tantomeno la loro gestione. Tutto si ridurrà ad una chiacchierata, abbondantemente farcita di paragoni e consigli che non risolveranno il problema. L’altra strada facilmente battuta è fare da soli, per paura, per vergogna, perché tutto ciò che riguarda il mentale porta uno stigma di malattia e incapacità personale, costruito e consacrato nel tempo e che oggi, ancora oggi, è la causa principale della tendenza all’evitamento del problema, dichiarando a sé stessi: “non lo dico a nessuno, non esiste, poi mi passerà!”. Parlare con chiunque o chiudersi nella solitudine non fa comprendere ciò che ha dato origine, ha sostenuto e alimentato il disagio, inoltre la ricerca spasmodica di soluzioni, risultate poi inefficaci, contribuisce ad aumentare, complice l’avvilente risultato, la disistima verso sé stessi, trasformando in alibi giustificativi i comportamenti inadatti.
Ammettere di vivere male per una sofferenza, di provare disagio e di voler cambiare è un passo determinante, anche se la frase “non sei sano” fa paura e dire di sé “non sto bene, non sono sano” è difficile. Ma la capacità di prendere consapevolezza del proprio mondo interiore è la prima grande conquista e diventa anche il primo passo di un percorso che deve necessariamente iniziare per recuperare il benessere ed essere supportato da coloro che dispongono di conoscenze e strumenti idonei per scandagliare il modello di comportamento poco funzionale messo fino ad ora in atto.
La via per la chiarezza
La salute psicologica, la famosa sconosciuta di cui tutti si arrogano il diritto di parlare ma che resta l’aliena per molti, è stata sottovalutata e sminuita a lungo, perché è stato omesso di dire che quando si parla di salute psicologica si rientra nel campo delle Scienze Psicologiche e quando si parla di scienza, si designa convenzionalmente una disciplina affine nell’ambito di programmi o piani di studio o di ricerche ed è proprio questo che supporta le scienze psicologiche: anni di ricerche e sperimentazioni, la cui attendibilità e verificabilità è dimostrabile. Quando si trattano argomenti come il comportamento, le emozioni, l’apprendimento, l’ansia, le paure, le valutazioni non sono pronunciate sulla base della sensibilità del professionista ma designate da teorie scientifiche, sostenute da ricerche e casistiche presenti in letteratura ed è sulla base di tali dati che vengono posti in essere progetti di intervento con l’obiettivo di agire sui modelli di comportamento non efficaci. Le azioni, le parole, le emozioni non sono ascoltate e osservate a caso ma attraverso delle metodologie, con un’attenzione e una dedizione determinate da conoscenze e preparazione specifiche per i disturbi mentali, un lavoro che verte a recuperare tutti i dati possibili e rilevanti ai fini diagnostici di valutazione e di intervento per il caso specifico. Per cui non si tratta di consigli, non si tratta di chiacchiere da sala di attesa, bensì di tecniche di intervento studiate, teorizzate e messe in atto nell’ambito delle scienze psicologiche.
Il valore della terapia
Oggi più che mai è importante soffermarsi su questi temi e diffondere informazioni che possano essere comprese anche da quella fetta di popolazione che, a causa della mancanza di conoscenze in materia, ne decreta la continua svalutazione.
Ciò ostacola anche la diffusione di messaggi rivolti alla prevenzione, la quale risulta essere un’arma vincente poiché, il tempestivo intervento in presenza di primi segnali di disagio, permette a traumi e sofferenze di non cronicizzarsi e risolversi più velocemente.
Altresì è importante porre l’attenzione sull’aspetto del compenso per le prestazioni psicologiche dato che, anche lì dove esse abbiano trovato un margine di accoglimento ed accettazione, rimane la continua richiesta e aspettativa che il servizio venga erogato gratuitamente, non essendone riconosciuto in termini monetari il valore, aspetto, questo, che svilisce la categoria declassandola continuamente.
A difesa e sostegno di questi specialisti – e per conoscenza dell’utenza- è giusto sottolineare che oggi si deve inquadrare il lavoro del “famoso psicologo” in modo diverso dal passato: un percorso psicologico e psicoterapeutico ha un inizio e una fine, non si rimarrà per sempre bloccati sulla poltrona a parlare di sé e del proprio disagio e, più saranno forti la motivazione e l’interesse investiti, più sarà possibile riuscire a raggiungere gli obiettivi di miglioramento e ci si alzerà da quella poltrona con nuove prospettive per se stessi, con la consapevolezza che ciò che si investe per ritrovare la salute mentale non è sicuramente meno importante di ciò che si investe nelle altre attività della vita.
“Tu sei il fiore e in te sta il giardiniere”
Dott.ssa Simona Contino

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